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LA NOTTE DEL 20 LUGLIO 1969

La Luna che verrà

di Gigi Donelli

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10 LUGLIO 2009

Datemi la Luna e - forse - vi porterò su Marte. 40 anni dopo il grande balzo di Neil Armstrong e Buzz Aldrin, la Luna torna nell'orizzonte dei sogni e promette nuove grandi avventure. Nessun luogo è stato così lontano, così pericoloso, così incerto e sfuggente fino al momento stesso del touch down. Nessun luogo è stato conquistato in diretta televisiva con così tanti occhi spalancati sull'ignoto. Oggi c'è chi nel mondo scientifico vede nella Luna un passaggio obbligato verso il pianeta rosso e l'esplorazione interplanetaria. Altri, altrettanto autorevoli, sostengono invece che sarà solo una distrazione da un percorso che segue altri sentieri.

Cercando una visione
In un mondo alle prese con la crisi economica, invocare costose esplorazioni spaziali e il ritorno sulla Luna rischia di suonare cinico, soprattutto negli Stati Uniti. Dopo aver speso oltre 420 miliardi di dollari dal 1958 a oggi per le missioni esplorative e l'impiego della flotta degli Shuttle, la Nasa ha più che mai bisogno di una ragione forte per giustificare l'enorme investimento che il nuovo sogno richiederebbe. Le priorità del paese che ha guidato i primi anni dell'esplorazione spaziale sono decisamente altrove. Vero è che lo erano anche in quei lontano anni '60, dominati dalla battaglia tra Washington e Mosca, dalla sfida intorno al Muro e da quella tutta interna per i diritti civili. Forse per compiere un ulteriore grande passo per l'umanità sarà indispensabile come allora coniugare una sfida a una visione.

La lezione Kennedy
Quarant'anni dopo Armstrong, l'eredità di Apollo 11 è in fondo questa: i russi erano la sfida, Kennedy ci mise la visione e tutti accettarono di buon grado che la sua priorità non fosse quella di mappare il nostro satellite. Sfida e visione che richiesero otto anni ed enormi risorse, proprio mentre il mondo sfiorava il rischio di una guerra atomica animando un progetto che sopravvisse all'uomo ucciso a Dallas. Oggi, almeno tra gli addetti ai lavori, lo spazio viene vissuto come un progetto collettivo ma la "lezione di Kennedy", nonostante gli anni e le condizioni mutate, è ancora attuale.

Yes we can
C'è dunque qualcuno abbastanza forte da coltivare il sogno di Marte facendo tappa sulla Luna e avviare così la colonizzazione del sistema solare? Se quell'uomo esiste per ora si comporta in maniera molto prudente. Barack Obama, per esempio, si è limitato a congelare il progetto Constellation avviato dall'amministrazione Bush e, con lo Shuttle che si prepara alla pensione, il mondo aerospaziale pende dalle sue labbra in attesa di una strategia. Dall'altra parte del pianeta cresce la stella cinese, forse l'unica abbastanza brillante da sfidare lo spazio. Nel 1969 non aveva nemmeno un vero e proprio programma spaziale, oggi ambisce apertamente a sfruttare le miniere di elio3 della Luna per risolvere i suoi problemi energetici. Quando la Cina si sveglierà il mondo non sarà più lo stesso, ammoniva due secoli fa Napoleone Bonaparte. Chissà che la sveglia cinese non finisca per suonare anche a Washington.

10 LUGLIO 2009
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